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Cappuccetto Rosso

  Le fiabe: secondo i fratelli Grimm, rappresentano, antiche memorie popolari, tramandate oralmente. Per Jung, scoprono il velo che avvolge l'inconscio collettivo, attraverso la ripetizione di situazioni comuni, le quali fanno emergere l'archetipo nella sua reale struttura. Secondo Freud sono da considerarsi il conflitto dell'inconscio, diviso inevitabilmente in buono e cattivo. Le fiabe hanno un origine indefinita, si strutturano attraverso i secoli, fino a giungere alle versioni conosciute e impresse su carta. Ci riportano le gesta di eroi, di persone umili, delle loro paure e dei loro sogni. L'elemento innaturale è totalmente accettato come usuale. Le dimensioni della magia e della scienza si mescolano, senza contrapporsi. I personaggi della storia, non si accorgeranno mai di questo. La fiaba si svolge sempre in un epoca e un luogo non ben definiti ed ogni storia, comincia sempre con la consueta frase .... https://www.youtube.com/watch?v=iVe4-fV5O0w

La Pareidolia

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 La pareidolia o illusione pareidolitica (dal greco εἴδωλον èidōlon, "immagine", con il prefisso παρά parà, "vicino") è l'illusione subcosciente che tende a ricondurre a forme note degli oggetti o profili (naturali o artificiali) dalla forma casuale.(Fonte Wikipedia) (Volto di un robot stile, arcade)* In parole più semplici, il nostro cervello, trasforma, la realtà circostante, in informazioni soggettive e non oggettive, cioè, come realmente sono. Processa gli stimoli esterni e li rende a noi familiari, tramite strutture precise, che mettano ordine nella realtà osservata. (Simpatico fantasmino tra le ombre)* Questo fenomeno ci ha accompagnato durante tutto, il corso dell'evoluzione umana. Con molta probabilità, serviva, e serve tutt'ora, per riconoscere eventuali pericoli, partendo da pochi elementi sensoriali a nostra disposizione. Con l'evoluzione delle facoltà mentali, questo meccanismo è diventato più complesso. Si è interconnesso alle nostre esp

Dana Scully

 Nel precedente post abbiamo accennato alla figura molto sfaccettata di Dana Scully nella saga televisiva X-Files. In questo secondo post andremo a cercare di delineare maggiormente la personalità del personaggio. Dana Katherine Scully, interpretata dall'attrice Gillian Anderson, rappresenta una svolta negli stereotipi dello scienziato e della donna, descritti negli anni precedenti dal cinema. Nelle tante interviste dell'autore viene riportata la volontà di voler dare sia al ruolo del ricercatore e sia a quello della donna un ruolo diverso da quello a cui si era abituati ad assistere negli anni precedenti.  Le difficoltà di questo cambiamento si presentano già nella scelta dell'attrice protagonista: "Chris Carter, ricorda la reazione dei dirigenti dello studio al tipo di attrice che volevano vedere nel ruolo dell’agente Dana Scully. Secondo Chris Carter, i dirigenti della Fox non erano contenti che Gillian Anderson fosse stata scritturata per il ruolo, perché volevano:
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  10 settembre 1993; la Fox trasmette la prima puntata della serie televisiva X -Files. La scena del primo incontro, tra Fox Mulder e Dana Schully, avviene nell'ufficio, (uno scantinato), dove è stato relegato l'agente Mulder per indagare i cosidetti X-Files, ovvero, casi che sembrano inspiegabili e di supposta natura soprannaturale. Quando l'agente speciale Schully entra nell'ufficio; la camera si sofferma ad inquadrare un grande poster, raffigurante un disco volante con sotto l'oramai iconica scritta: "I want to believe".  Questa frase non rappresenta un qualcosa di insignificante, aggiunta alla scenografia per riempire la parete; in questa frase si percepisce tutta la complessa personalità del personaggio. L'ideatore Chris Carter in una intervista spiega bene il significato: «Fin dal primo episodio si vede questo poster con la nave spaziale che dice I WANT TO BELIEVE e quello è veramente il mantra di Mulder. Lui non crede, lui vuole credere, vuol